VETRINA 1

VETRINA 1

Pietro Serini

1912-1943

Ammesso a frequentare la Regia Accademia Aeronautica di Caserta nel 1930, Pietro Serini consegue il brevetto di pilota di aliante il 2 settembre 1931, di pilota d’aeroplano il 18 marzo 1933 e di pilota militare il 25 aprile 1934. Il 21 settembre 1934 Serini è assegnato al 45° Gruppo (2^ Squadriglia e 22^ Squadriglia) del 14° Stormo da Bombardamento Diurno all’Aeroporto di Ferrara. Durante questo periodo, nell’agosto 1935, opera  presso la 4^ Squadriglia Sperimentale Bombardamento Marittimo dell’Idroscalo di Orbetello dotata di velivoli idrovolanti SIAI-Marchetti S.55X. Nel 1936 il 45° Gruppo, con in dotazione 14 Caproni Ca.133, è in Africa dove inizia le operazioni in appoggio all’offensiva finale che porterà le forze armate italiane nel cuore dell’Etiopia. Promosso capitano, Serini rientra in Italia il 4 ottobre 1937 per essere assegnato ai reparti da caccia, assumendo in novembre il comando della 152^ Squadriglia del 6° Stormo Caccia Terrestre, i cosiddetti Diavoli Rossi. In virtù della notevole esperienza maturata in Africa, durante l’occupazione dell’Albania tra marzo e aprile 1939 è impegnato a formare il personale al pilotaggio dei Caproni Ca.133.

Il 27 settembre 1941 il suo aeroplano è abbattuto (secondo alcune fonti da fuoco amico) nel corso di durissimi combattimenti aeronavali contro la flotta britannica nel Mediterraneo che cercava di far raggiungere Malta a nove mercantili carichi di rifornimenti (Operazione Halberd). Lanciatosi in mare con il paracadute dall’aereo in fiamme, Serini è tratto in salvo dal cacciatorpediniere fuciliere della Regia Marina, riportando gravi ustioni. Rientra in azione il 3 febbraio 1942 e nei primi giorni di aprile è trasferito a Castelbenito (aeroporto di Tripoli), in Africa settentrionale, venendo promosso maggiore. Rientrato in patria, nell’aprile 1943 assume il comando del 161º Gruppo Autonomo CT che nel mese di maggio compie 27 missioni contro formazioni di bombardieri quadrimotori americani Consolidated B-24 Liberator. Nel mese di giugno Serini esegue 20 missioni in ventiquattro giorni, perdendo la vita nel corso della ventunesima, il 25 giugno 1943. Il corpo non è mai stato trovato. 

Nel 1947, per onorarne la memoria, gli viene concessa la medaglia d’oro al valor militare.

Adriano Visconti

1915-1945

Adriano Visconti di Lampugnano nasce a Tripoli da emigrati in Libia in seguito alla colonizzazione italiana del 1911. 

Nel giugno 1940, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Visconti viene trasferito alla 23^ Squadriglia del 2° Gruppo Aviazione presidio coloniale con base a Monastir, in Libia, che ha l’incarico di pattugliare le linee di confine con compiti di sorveglianza e di ricognizione. Dal giugno 1941 inizia un ciclo di ricognizioni su Malta che costituisce una costante minaccia per i convogli italiani incrocianti nell’area. Le attività prevedono: scorta ai bombardieri italiani, intercettazione della caccia avversaria e ricognizioni fotografiche. Risulta particolarmente di rilievo la cosiddetta battaglia di mezzo giugno, una serie di scontri nel Mediterraneo centro-orientale tra il 12 e il 16 giugno 1942, con il tentativo di contrastare due operazioni di rifornimento dell’isola di Malta condotte dalla Royal Navy britannica. L’anno successivo partecipa alla campagna di Tunisia e quando, il 7 maggio 1943, le truppe angloamericane entrano a Tunisi viene deciso il rientro in patria dei pochi aerei italiani ancora efficienti. Una volta in patria viene affidato a Visconti il comando di un reparto speciale di nuova costituzione: la 310^ Squadriglia Caccia Aerofotografica. Una sezione del reparto, comandata direttamente da Visconti, viene poi dislocata in Sardegna per compiere ricognizioni su Tunisia, Algeria, canale di Sicilia e Malta.

L’8 settembre 1943 viene annunciato l’armistizio. Visconti aderisce alla Repubblica Sociale Italiana e alla neonata Aviazione Nazionale Repubblicana. Viene nominato comandante del 1° Gruppo Caccia Asso di Bastoni con cui si impegna nella protezione dell’Italia settentrionale dagli attacchi angloamericani. Insofferente sia alle ingerenze politiche sia alle intromissioni tedesche, abbandona temporaneamente la carica per poi riprenderla. Il 29 aprile 1945 Visconti firma la resa del suo reparto a Gallarate. L’accordo negoziato con il Comitato di Liberazione Alta Italia e con il Comitato di Liberazione Nazionale, poi violato dai partigiani, garantisce la libertà ai sottufficiali e agli avieri del gruppo e l’incolumità agli ufficiali, con l’impegno di consegnarli alle autorità militari come prigionieri di guerra. Secondo le testimonianze, invece, Visconti e il sottotenente Valerio Serafini vengono colpiti alle spalle da raffiche di mitra. Il suo assassinio ha suscitato sdegno e orrore anche fra gli alleati e gli avversari di allora. 

Visconti ha conseguito dieci vittorie accertate ed è stato insignito di tre medaglie d’argento e due di bronzo. 

Luigi Gorrini

Luigi Gorrini si arruola nella Regia Aeronautica all’età di 20 anni, nel 1937. Viene assegnato su sua richiesta al 3° stormo Caccia Terrestre e il 17 giugno 1939 è integrato all’85^ Squadriglia del 18° Gruppo Caccia Ocio che te copo.

Il 1° settembre 1940, durante la battaglia d’Inghilterra a fianco della Luftwaffe, è sul fronte belga dove incontra numerose difficoltà: carenza di addestramento al volo senza visibilità, inferiorità tecnica degli aeroplani in dotazione a confronto dei più performanti caccia britannici Hurricane e Spitfire, condizioni metereologiche proibitive alle quali gli aviatori italiani non sono abituati e addestrati a operare ed equipaggiamenti italiani non all’altezza.

Tra il 1941 e il 1942 l’85^ Squadriglia compie voli di scorta a convogli prima al porto di Tripoli, in Africa settentrionale, e successivamente tra l’Italia e la Grecia

Nel corso di una missione in Tunisia, il 26 febbraio 1943, vengono segnalati quattro velivoli nemici in avvicinamento al campo. Gorrini insegue un Hurricane che cerca disperatamente di fuggire, lo colpisce in pieno e il pilota nemico si lancia sul deserto con il paracadute. Gorrini allora torna indietro avvicinandosi a terra e lascia cadere la sua borraccia d’acqua dando così una grande dimostrazione di civiltà.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    

Negli ultimi giorni di aprile 1943, Gorrini è uno dei piloti incaricati di trasferire i caccia francesi preda di guerra Dewoitine D.520 in Italia, destinati alla difesa della patria. Due mesi dopo, insieme al 3° Stormo è trasferito a Ciampino sud per la difesa di Roma.

Il 31 agosto 1943 Gorrini decolla per contrastare una grande formazione di bombardieri americani al largo di Napoli e durante il combattimento il suo Macchi MC.205 V “Veltro” viene gravemente danneggiato. In fase di atterraggio l’aeroplano finisce con il capottare e Gorrini, svenuto, rimane intrappolato nell’abitacolo fino al salvataggio da parte degli aviatori della Luftwaffe. L’armistizio dell’8 settembre 1943 lo coglie in ospedale, ingessato fino al collo per le fratture riportate nell’atterraggio di fortuna. Decide di rispondere all’appello del colonnello Ernesto Botto e viene assegnato al 1° Gruppo Caccia, 1^ Squadriglia Asso di Bastoni che nei mesi successivi è impegnato a fermare un’incursione di bombardieri americani prima a sud di Venezia e poi a sud di Firenze: la 1^ Squadriglia ha il compito di impegnare i caccia di scorta, mentre la 2^ Squadriglia quello di colpire i bombardieri.        

Nella seconda metà di aprile 1944 il 1° Gruppo Caccia si trasferisce all’aeroporto di Reggio Emilia per contrastare i sempre più numerosi attacchi degli alleati durante i quali Gorrini ottiene la sua ventiquattresima e ultima vittoria aerea. Il 15 giugno 1944 sostiene il suo ultimo combattimento aereo: decollato su un allarme dato troppo in ritardo, il suo aereo viene abbattuto e Gorrini si salva lanciandosi con il paracadute.

Una notte, mentre era a casa in convalescenza, Gorrini viene prelevato come prigioniero dai partigiani ma riesce a fuggire e a tornare al suo reparto. Il 12 settembre 1944 è inviato in licenza per esaurimento nervoso. Dopo il 25 aprile 1945 è internato in un campo di concentramento a Bresso, Milano, dove rimane circa venti giorni. Rilasciato, è nuovamente fermato e trasferito a San Vittore fino alla vigilia di Natale, quando la sua posizione viene riesaminata e Gorrini lasciato in libertà. Nel 1953 l’Aeronautica Militare lo richiama in servizio svolgendo attività di volo e di istruttore. Diventa ufficiale soltanto dopo la pensione, nel 1979.

Considerato un asso dell’aviazione, Gorrini sintetizza così la sua carriera: “212 combattimenti, 24 vittorie aeree individuali, 5 lanci con il paracadute”.

Gli sono state assegnate due medaglie di bronzo al valore militare e la Croce di Ferro tedesca di II classe. Nel 1958 gli viene assegnata la medaglia d’oro al valor militare, unico pilota dell’A.N.R. ad aver ricevuto la più alta onorificenza delle forze armate italiane. 

                                                                                                                                      

Fernando Malvezzi

1912-2003

Abbandonati gli studi di medicina per entrare in aeronautica come ufficiale pilota di complemento, nel dicembre 1935 Fernando Malvezzi consegue il brevetto di volo militare. Prende parte alla guerra di Etiopia e, una volta rientrato in Italia, Malvezzi frequenta la scuola di guerra aerea di Firenze. Viene poi selezionato per l’addestramento a Graz, in Austria, sugli Junkers Ju 87 Stuka, noti in Italia come “bombardieri a tuffo” o “picchiatelli”.

Durante la Seconda guerra mondiale partecipa alla campagna italiana di Grecia e del Nord Africa. Il 10 gennaio 1941 presso Pantelleria, al comando della sua squadra di Stuka, colpisce l’incrociatore leggero HMS Southampton. In aprile partecipa a una serie di attacchi contro il porto di Tobruch, in Libia, e il giorno 11 il suo aereo è colpito dalla contraerea e costretto quindi a un atterraggio di emergenza nel corso del quale Malvezzi riporta ferite leggere. Il 13 aprile prende parte all’ultimo attacco contro navi nemiche come pilota di bombardiere in picchiata, poi rientra in Italia in licenza. 

Malvezzi è impegnato con successo nel Mediterraneo e in Libia portando a dieci il totale dei suoi abbattimenti individuali. Nel corso dell’ultimo combattimento il suo aereo viene colpito al motore ed è costretto a un atterraggio forzato sulla spiaggia di El Alamein, in Egitto, riportando delle ferite al viso. Inviato in patria in convalescenza, torna al reparto all’inizio di dicembre e un mese dopo lascia definitivamente l’Africa per essere schierato in Calabria, in vista dell’imminente sbarco degli alleati in Sicilia. Malvezzi si ammala di malaria e viene ricoverato all’ospedale di Salsomaggiore, dove viene a conoscenza dell’armistizio dell’8 settembre. Decide di aderire alla Repubblica Sociale Italiana e assume il comando del 3º Gruppo Caccia Francesco Baracca dell’Aeronautica Nazionale Repubblicana, ma il reparto non fa in tempo a prendere parte a combattimenti dato che la guerra finisce quando i piloti avevano appena completato il corso per il passaggio al Messerschmitt 109. Il 25 aprile 1945, sorpreso nella scuola elementare di Desio con i propri uomini, resta circondato dai partigiani per due giorni. Trasferitesi poi a Bergamo dove era locato il comando dell’A.N.R., ottengono un salvacondotto per tutti i piloti e avieri e Malvezzi scioglie il reparto.

Egidio Pelizzari 

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Comandante del 1° Gruppo Aerotrasporti Terracciano

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